SCHUBERT e l’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Franz Schubert (1797-1828) è stato uno dei più grandi compositori austriaci del periodo romantico. Pur avendo vissuto solo 31 anni, è stato molto prolifico in termini di capolavori musicali. Nell’insieme delle decine di sonate, di composizioni per pianoforte, di quartetti per archi, di composizioni da camera, di musica sacra, vocale ed operistica,  spiccano le sue dieci sinfonie, di cui la Sinfonia N.8 in Si minore (D 759) rimase “Unvollendete”, cioè parzialmente “Incompiuta” del terzo movimento e completamente mancante del quarto.

Nell’arco degli ultimi 197 anni, molti celebri artisti si sono misurati nel completamento della stessa, ottenendo risultati solo raramente soddisfacenti.

Una nota azienda cinese, tra i leader mondiali nel mercato delle telecomunicazioni mobili, ha voluto mettere a dura prova i propri sistemi ed i propri algoritmi di intelligenza artificiale, esplorando l’affascinante mondo della musica classica.

I tecnici della società hanno addestrato per settimane il loro algoritmo, facendogli analizzare, battuta per battuta, il timbro, il tono e il metro dei due primi movimenti e di parte del terzo. In questo modo il sistema ha ottenuto una mole di dati sufficiente a tentare una sintesi dei movimenti mancanti. Le elaborazioni sono state realizzate tramite l’utilizzo di processori, dotati di doppia unità di elaborazione neurale, che hanno prodotto una serie di possibili melodie. Queste melodie, selezionate e trasformate in proprie partiture da un noto compositore brasiliano, hanno formato le parti mancanti della famosa sinfonia.

Pertanto la collaborazione tra uomo ed intelligenza artificiale, al centro di questo progetto di machine learning, ha permesso una ricostruzione totale della Sinfonia “Incompleta”, che è stata anche eseguita a Londra da alcune prestigiose orchestre sinfoniche (English Session Orchestra e Philarmonia Orchestra).

Il completamento di questa sinfonia, al netto delle valutazioni dei musicologi sull’opportunità e sulla necessità di terminare quest’opera d’arte, deve essere visto come l’evidenza di un condizione ormai imprescindibile: la collaborazione tra uomo e tecnologia può portare a vincere sfide molto più ampie della pura automazione e ottimizzazione produttiva.

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