SMART WORKING: A CHI PIACE E A CHI NO

Se dovessimo descrivere il mondo, partendo dalla sola visuale a cui si può accedere dalla nostra finestra, perverremmo a descrizioni magari molto dettagliate ma sicuramente soggettive e parziali. Stessa cosa se dovessimo riportare come oggettiva ed universale l’esperienza di ACTION ICT nell’utilizzo dello smart working, cioè quella di una società di servizi informatici ad elevata tecnologia, solita a lavorare per obiettivi, su progetti sviluppati con e per clienti medio-grandi ubicati solitamente nel nord Italia. Per avere una visione più realistica dell’effettivo utilizzo e dell’eventuale successo dello smart working, ci siamo avvalsi di una recente ricerca promossa dal Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo (realizzato con la partecipazione di Ipsos, Acli, Università Cattolica del Sacro Cuore e il patrocinio del Comune di Milano) su “Il futuro della città – Smart working nelle imprese milanesi al tempo del Covid-19” (*).

Pertanto, apriamo la nostra finestra ed ampliamo il nostro panorama, almeno fino a coinvolgere tutto il territorio della provincia di Milano, che risulta una delle aree più avanzate del territorio italiano, sia a livello economico che sociale. Da questo nuovo punto di vista, con riferimento alle aziende, si sono avute parecchie conferme ma anche alcune interessanti smentite:

  • Non tutte le aziende utilizzano il lavoro da remoto: il 43% delle aziende intervistate non ritiene possibile il lavoro da remoto, lasciando pertanto al rimanente 57% il suo utilizzo. Le aziende non interessate per il 50,8% sono ubicate nella provincia di Milano vs il 43,4% nei comuni della prima fascia milanese ed il 36,6% nella città di Milano ed operano per il 77,2% nel settore del commercio vs il 48% dell’industria e il 32% dei servizi;
  • Non tutto il personale può essere coinvolto: Anche tra le aziende che ritengono possibile l’utilizzo dello smart working, il 47,4% ritiene che sia applicabile solo ad alcune funzioni e livelli aziendali e che, a regime, potrebbe interessare non più del 20% dei lavoratori (probabilmente le funzioni non direttamente operative e i livelli medio-alti);
  • Valutazione “sufficiente” dell’esperienza di smart working: La valutazione media aziendale, espressa con un voto da 1 (pessimo) a 10 (eccellente), è stata, con riferimento al periodo emergenziale, di 6,64. Le aziende più soddisfatte sono state quelle dei comuni della prima fascia, di grandi dimensioni e appartenenti al settore del commercio.
  • Giudizio negativo sul reclutamento a distanza: Il reclutamento a distanza ha riguardato il 71,1% delle aziende e la valutazione media dell’esperienza è stata negativa (5,58); infatti il 78,6% di esse dichiara che non lo utilizzerà in futuro;
  • Conferma di alcune opportunità e vantaggi: In particolare le aziende hanno messo in luce i benefici complessivi per i lavoratori (voto 6,83), l’aumento della produttività (6,69), il bilanciamento vita lavorativa – vita privata (6,61) e il contenimento dei costi aziendali (6,58);
  • Ma solo alcuni potenzieranno lo smart working: Tra le aziende che attualmente lo utilizzano, il 65,1% continuerà con le stesse modalità, il 23% lo depotenzierà o lo interromperà e solo 11,9% intende potenziarlo. Tra queste spiccano quelle localizzate nella prima fascia, di piccole dimensioni, nei servizi e nell’industria ed in fase di crescita.

 

Lato dipendenti, la ricerca ha posto in evidenza alcune questioni interessanti:

  • Lo smart working piace: Fermo restando che prima della pandemia solo il 6% dei lavoratori usufruiva dello smart working (almeno parzialmente), dopo la pandemia ci si sta posizionando intorno al 40% (smart working e presenza bilanciata). Il voto medio di opinione dei lavoratori intervistati è 7, con il 46% che ha espresso un valore tra 8 e 10, mentre la sufficienza è stata espressa dal 30,8%;
  • Piace di più ai giovani, con titolo di studio superiore, impiegati in grandi aziende: un giudizio positivo è stato espresso particolarmente dai giovani (media 7,3), che risiedono in provincia (media 7,1), in possesso di titolo di studio superiore (media 7,2) ed impiegati in grandi aziende (media 7,1);
  • Piace meno alle lavoratrici: Le impiegate hanno espresso un giudizio inferiore (media 6,5) rispetto ai propri colleghi uomini, forse perché l’equilibrio vita-lavoro è sbilanciato dagli impegni di cura familiare e domestica purtroppo ancora maggiormente a carico del genere femminile;
  • I rapporti interpersonali peggiorano: Le votazioni medie sono state tutte sotto la sufficienza, sia per quello che riguarda il rapporto tra colleghi (voto 5) che per il rapporto con i superiori (voto 5,9);
  • Non c’è la fuga dalla città: La tanto declamata fuga dalla città, verso i borghi e verso il sud Italia, non vale per il territorio milanese. Anzi si evidenzia una forza centripeta svolta dalla metropoli stessa, infatti il 62,6% reputa utile a fini lavorativi la propria presenza abitativa in Milano, il 28,8% la reputa indifferente e solo 8,6% la reputa in qualche modo svantaggiosa.

Ora prima di richiudere la nostra finestra sul lavoro da remoto, ci piace pensare che, in vista dell’auspicata integrazione dell’istituto dello smart working nei piani organizzativi delle aziende, si apra uno spazio dedicato al ripensamento non solo delle modalità lavorative ma anche dei principi generali che possano effettivamente valorizzare la persona, le sue ambizioni professionali, le sue necessità ed il bisogno tipicamente umano di instaurare valide relazioni sociali.

(*) www.laboratoriofuturo.it

 

ACTION ICT (Marzo 2022)

ACTION ICT è un’azienda di informatica giovane, dinamica e innovativa. Opera, sia a livello nazionale che internazionale, offrendo competenze professionali e soluzioni progettuali nell’ambito dell’ICT a clienti di medie e grandi dimensioni. Le nostre aree di eccellenza sono coperte da tre nostri centri di competenza: ACTION DATA (Big Data Analytics e Intelligenza Artificiale), ACTION APP (Web & Mobile Application) e ACTION IOT (Internet of Things e Robotica).

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